Un anno diverso

Gli impatti dell’emergenza da Coronavirus - quella che, secondo l’OCSE è stata la terza più grave crisi del 21° secolo, dopo l’11 settembre e dopo la crisi finanziaria globale del 2008 - si sono riversati in misura dirompente sulle città e sui territori, come dimostrato dalle geografie di diffusione della pandemia e dagli impatti economici e sociali derivanti dalle misure introdotte per il contenimento del contagio.

Alcune città sono state colpite in modo profondo dall’epidemia (nei territori ad alta diffusione dell’epidemia si sono registrati incrementi in percentuale dei decessi rispetto alla media del periodo 2015-2019 a 3 cifre1) e tutte hanno risentito delle misure adottate per contrastarla, subendo in modo particolarmente accentuato le limitazioni alla mobilità e alle relazioni: la drammatica crisi dei settori commerciali, turistici e relazionali (cultura, intrattenimento) ne è solo l’aspetto più evidente.

Dal confronto con i sindaci e con gli amministratori locali realizzato da FPA nel corso degli appuntamenti e degli eventi dedicati alle città nel 20202 è emerso che, di fronte all’ondata emergenziale, le principali leve che hanno consentito la continuità dell’attività amministrativa e la tenuta stessa degli enti locali sono state, soprattutto, le reti di collaborazione e il digitale.

La mobilitazione – straordinaria e inattesa – degli attori del terzo settore, delle forze di protezione civile e del volontariato è stata riconosciuta all’unanimità come una risorsa aggiuntiva, ma essenziale, per raggiungere e sostenere la popolazione più colpita o più esposta agli effetti della pandemia.

Al contempo, il digitale ha reso possibili, trasversalmente, tutte le azioni e le iniziative attivate: dalla gestione dei processi interni alla macchina amministrativa all’erogazione dei servizi ai cittadini, alla comunicazione e condivisione dei processi.

Sul fronte della organizzazione e gestione urbane è emersa con molta chiarezza l’importanza degli strumenti di monitoraggio e controllo dei servizi e quella della loro integrazione: si pensi alla affannosa ricerca di dati credibili sull’andamento della mobilità o alla sperimentazione di modalità innovative per l’individuazione degli “assembramenti”.

Digitale e solidarietà hanno abilitato e dato concreta attuazione agli altri “ingredienti” della “resilienza amministrativa locale”: la creatività, per la messa in campo di soluzioni rapide, originali, in condizioni di generale carenza di risorse; l’ascolto delle esigenze e delle domande del territorio; la connessione interna con il proprio personale, esterna con gli altri livelli di governo e orizzontale con le forze del territorio; la responsabilità: «i Comuni», ha sottolineato Antonio Decaro nel corso dell’incontro a Modena Smart Life del 25 settembre, «hanno abdicato – responsabilmente – all’autorità che l’art. 50 del TUEL conferisce loro in materia sanitaria, cedendo al governo centrale e alle regioni un’intera parte del proprio potere e della propria autonomia, per evitare il rischio che 8.000 centri decisionali diversi vanificassero lo sforzo collettivo di contrasto al COVID-19».

Le indagini e le rilevazioni effettuate da FPA – soprattutto: ICity Rank 2020 nella sua “special edition”– hanno dato effettivamente evidenza dell’importante accelerazione dei processi di trasformazione digitale. Evidentemente i limiti alla mobilità e ai contatti fisici hanno consentito di vincere molte resistenze non solo nell’attuazione di forme di smart working ma anche nell’implementazione dell’accesso on line ai servizi da parte dei cittadini (facilitato dalla progressiva diffusione delle piattaforme tecnologiche standardizzate come Spid o Pagopa) e nell’utilizzo di modalità di comunicazione bilaterale (crescita dell’uso dei social media e delle app di pubblico interesse per dispositivi mobili).

Commento di Massimo Casa

“Le amministrazioni più “avanzate” digitalmente sono riuscite addirittura ad affinare le loro performances favorendo al contempo la crescita e l’attitudine digitale dei propri cittadini”.

Di fronte alla permanenza del tema delle disparità territoriali e delle aree deboli - da affrontare con un’azione sistemica che riguarda anche i progetti di infrastrutturazione nazionale in corso - il problema cruciale che oggi si pone con forza a livello urbano è quello della diffusione di una cultura digitale, sia all’interno delle amministrazioni (in termini di competenze e di organizzazione) sia tra i cittadini.

Che la ripresa del Paese dopo il terribile impatto sociale ed economico dell’epidemia Covid 19 abbia tra le direttrici fondamentali il rilancio dei centri urbani non dovrebbe essere oggetto di discussione: nei Paesi avanzati è il dinamismo dei sistemi urbani a determinare il ritmo di crescita dell’intera economia.

La questione, quindi, non dovrebbe essere “se” investire sulle città, ma “quanto” e, soprattutto, “come”.


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Footnotes

1

+568% a Bergamo, +401% a Cremona, +377% a Lodi, +291% a Brescia, +264% a Piacenza, +208% a Parma, +174% a Lecco, +133% a Pavia, del +122% a Mantova, del +120% a Pesaro e Urbino (dati Istat, 2020).

2

Dall’evento dedicato alle città di “Forum PA/resilienza digitale” del 9 luglio, agli appuntamenti del “Cantiere Smart City” di giugno, settembre e novembre, all’incontro nell’ambito di Modena Smart Life del 25 settembre, all’evento dedicato alle città nell’ambito di Forum PA/Restart Italia del 4 novembre 2020.