Le opportunità per le città

La dimensione degli impatti sociali ed economici dell’epidemia da COVID-19, la particolare esposizione di regioni e territori a trazione economica solida (si pensi, per l’Italia, alle regioni della Lombardia, del Veneto, dell’Emilia Romagna), hanno aperto uno spaccato di profonda riflessione presso le istituzioni, il mondo della ricerca, del lavoro e dell’opinione pubblica, sull’adeguatezza del modello di sviluppo conseguito fino all’emergenza e sui valori e principi da infondere nel new normal.

Riflettere sul futuro delle città significa riflettere sul modello di sviluppo che ogni comunità, a tutti livelli, intende perseguire, e questo richiede un quadro di riferimento e obiettivi chiari per guidare un’azione convergente da parte di tutti gli attori sociali, economici e istituzionali.

Da questo punto di vista è indubbio che, ad oggi, le risorse messe in campo con il Recovery Fund (209 miliardi per l’Italia di cui 82 in sussidi e 127 in prestiti), i pilastri politici dettati a livello UE (la commissione UE ha chiesto di investire almeno il 37% del Recovery Fund per realizzare il Green New Deal con l’obiettivo di ridurre le emissioni per il 2030 dal 40% al 55% e di definire un piano comune per l’Europa digitale con obiettivi chiaramente definiti per il 2030 in ambiti come la connettività, le competenze e i servizi pubblici digitali finanziato con il 20% del bilancio di Next Generation EU) e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresentano il principale quadro dentro il quale questo modello di sviluppo andrà pensato e attuato.

Tutte le sei missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienzadigitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; parità di genere, coesione sociale e territoriale; salute - a loro volta raggruppate in componenti o insiemi di progetti omogenei, impattano sulle città e sui territori.

Non solo. Come evidenziato in un recente editoriale di Carlo Mochi Sismondi sulle pagine online di FPA, nel PNRR quasi tutte le 10 priorità individuate da ANCI in questo documento sulle linee guida per il Recovery Fund risultano recepite «ma ciò che forse manca è una politica urbana integrata di cui le nostre città e le nostre comunità avrebbero bisogno», mentre «appare sottovalutata la responsabilità locale nell’ambito della governance nel piano», sebbene si sia consapevoli di quanto questo tema, ad oggi, sia molto spinoso.

L’anno della pandemia ha mostrato capacità di reazione ed eccellenze portatrici di valori trainanti, ma non sufficienti a “fare sistema”. Per questo occorrerebbe che le città e i territori risultassero al centro dell’agenda politica nazionale e che fossero oggetto di un piano sistemico con una una dimensione finanziaria adeguata a sostenere, in tutti i sistemi urbani italiani, sia i necessari interventi hard (infrastrutturali) sia i fondamentali interventi soft (sistemi di generazione, acquisizione ed elaborazione dei dati e le loro integrazioni; nuove competenze digitali).

Se non ora quando? Quando si avrà di nuovo l’opportunità di investire risorse in misura così cospicua come nei prossimi anni? E quando si avrà di nuovo l’opportunità di intercettare una trasformazione epocale nel momento in cui si sta effettivamente determinando?


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